Stupore tra i nostri ospiti che hanno potuto rivivere momenti indimenticabili legati alle loro radici
I riti popolari, in Calabria ma come anche in tutta Italia, mantengono sempre la loro aura di magia, che siamo bambini o più che adulti ci stupiscono sempre con quel fascino che avvolge e trascina in virtuosismi quasi onirici. È il passato che si fonde col nostro presente, sono le tradizioni pagane che si mescolano con quelle religiose, è la fantasia che prende qualche volta il posto della realtà per regalarci sensazioni uniche. È quello che avviene ogni prima domenica di agosto a Filadelfia, il comune vibonese che stupisce ancora, dopo secoli di storia, con il suo tradizionale “Ballo del cammello”. Si tratta della suggestiva sfilata di quello che localmente è noto come “u camiedu”, un cammello con due gobbe ed un collo lunghissimo che termina con una testa rossa spaventosa e che gira tra le strade del paese accompagnato dal suono dei tamburi. Questa antica usanza è legata alla festa di San Francesco di Paola e affonda le sue radici nella storia tormentata della regione. Si narra che, molti secoli fa, le incursioni saracene abbiano costretto le popolazioni costiere a cercare rifugio nell’entroterra. Il rito del ballo del Cammello sembra sia nato proprio da questo periodo buio, con l’intento di ricordare, schernire ed esorcizzare gli invasori. La danza, infatti, simboleggia la paura, ma anche la vittoria e la libertà ritrovata.
Quest’anno la tradizione si è rinnovata coinvolgendo anche la Residenza sanitaria assistenziale “Madonna delle Grazie” di Filadelfia (Vv), infatti, dopo aver animato il paese, il cammello è giunto in Struttura dove ad accoglierlo c’erano i nostri ospiti entusiasti quanto stupiti. L’arrivo del “camiedu”, con la sua carica di energia e il procedere rumoroso e allegro, ha sorpreso soprattutto coloro che non lo conoscevano perché non nativi del posto. Il suono dei tamburi, il suo ballo, il corteo composto soprattutto da bambini, hanno fatto vivere e rivivere ai nonnini un bellissimo momento di pura allegria e gioia, un salto all’indietro nel tempo verso i ricordi più cari d’infanzia soprattutto per chi intorno al Camello aveva ballato più e più volte. Per loro è stato bello anche constatare che la tradizione antica, a cui sono molto legati, si mantiene ancora oggi e, anzi, si tramanda con cura e sentimento di generazione in generazione. Un filo conduttore, un ponte tra passato e presente che consente ai più giovani di scoprire e sperimentare a pieno quelle intense emozioni che solo il legame con le radici può dare. E i nostri nonni questi passaggi intergenerazionali possono accompagnarli per mano, sono testimonial eccezionali di quel passato carico di fascino e sentimento, ricco di legami, segnato da sacrifici, lotte, sofferenze ma anche premiato da tanti traguardi tagliati; è solo attingendo ad esso e facendo tesoro dell’esperienza che si può costruire un presente migliore ed un futuro ancora più ricco e denso di significati.


